Da “Il Sole-24 Ore” di Lunedì 23 Settembre 2002, pag.5 

L’IDENTIKIT DEI MIGLIORI ALL’ESTERO 

L’ECCESSO DI BUROCRAZIA METTE IN FUGA I "CERVELLI" 

di Manuela Perrone 

Sono fuggiti, ma malvolentieri. Tornerebbero, ma a condizioni per ora inesistenti sul mercato italiano. I "cervelli" nostrani scappati all'estero si sono raccontati in una recente indagine del Censis. In 3mila hanno spiegato le ragioni dell'esodo, essenzialmente economiche: il 59,6% ritiene inadeguate le risorse disponibili per la ricerca nel nostro Paese, il 56% considera migliori le condizioni finanziarie nello Stato che li ospita; il 50,9% confida in un più rapido sviluppo della carriera. 

Sotto accusa i mali cronici del sistema made in Italy: l'eccessiva burocratizzazione, la scarsità di tecnologie e laboratori e le troppo esigue retribuzioni. Ma non è tutto. «Da noi - denuncia uno degli interpellati - vincono la tendenza al nepotismo e le logiche di baronato, il sistema è feudale, incestuoso e politicizzato, nonostante la grande qualità del capitale umano». Un dato dovrebbe far riflettere: ben il 71,2% dei "cervelli" fuggiti si è laureato con lode. Segno che sono i migliori a fare le valigie. 

Il Censis ha tracciato l'identikit del ricercatore emigrato: ha tra i 30 e i 40 anni, una laurea e un'esperienza accademica o professionale in Italia alle spalle. Settanta intervistati su cento lavorano all'estero da oltre quattro anni (il 30,2% addirittura da più di dieci). I Paesi prediletti sono Stati Uniti, Regno Unito e Francia. Per due motivi, a parte la maggiore gratificazione economica: il sistema di reclutamento, così differente dal «marasma dei bandi italiani», e la mobilità da un istituto all'altro, stridente con la tendenza nostrana «ad annidarsi nell'ente di appartenenza». II 43,2%, comunque, rientrerebbe in Italia. Ma solo a determinare edizioni: in primis remunerazioni competitive con quelle straniere (56,3%) e maggiore disponibilità di risorse (51,9%). 

«Soltanto un'iniezione di fondi - afferma Flaminia Saccà, segretario nazionale dell'Associazione dottori di ricerca italiani - può far uscire dall'impasse: 
senza soldi non si riescono a impiegare nuovi ricercatori e il sistema non ha ricambio generazionale. In dieci anni l'età media dei nostri cervelli è aumentata del 12%». Per la Saccà, siamo in «totale emergenza». Il rischio è perdere il treno dell Europa». 

Dopo «Cervelli in fuga», pubblicato lo scorso anno, l'Adi sta per dare alle stampe l'ultima fatica editoriale. Il titolo del lavoro è «Cervelli in gabbia». «Adesso è ora - spiegala Saccà - di descrivere e far conoscere le difficoltà quotidiane di chi sceglie di restare in Italia: da quelle dell'accesso a quelle, drammatiche, delle condizioni in cui si è costretti a lavorare».